Esattamente il 10 luglio di 14 anni fa, ci lasciava prematuramente il fantino ghilarzese Palmerio Agus, scomparso nel 2009 all’età di 52 anni, Palmerio, per tutti “pagnotella” era un campione con la C maiuscola che ha dato grande lustro al suo paese natale, dove forse non gli è stato tributato sino ad oggi il giusto riconoscimento pubblico che sicuramente avrebbe meritato.
CHI ERA PALMERIO AGUS: VINCITORE DI OLTRE 1500 CORSE
Senza paura di smentite, è stato un grandissimo dell’ippica nazionale ed internazionale, affermandosi nei più grandi ippodromi tra i quali Milano, Roma, Firenze e Pisa, conquistando a partire dagli anni settanta numerosissimi titoli prestigiosi e vincendo in carriera oltre 1500 corse. Diventò molto popolare in tutta Italia con il soprannome appunto di “Pagnottella”. Palmerio ha avuto una vicenda umana e sportiva particolare. Allievo molto promettente, ha evidenziato da subito doti eccezionali, confermate poi negli anni nelle più conosciute scuderie italiane, su tutte quella prestigiosa dei fratelli Botti. La sua carriera decollò fino a diventare fra i fantini più ricercati in Italia. Fu il fantino di fiducia di Valfredo Valiani e di Paolo Miliani, nomi di primo livello nel mondo dell’ippica. Vittorie su vittorie lo resero il fantino più popolare e ben voluto di allora.
CAMPIONE SFORTUNATO
A cinquant’anni, la decisione di lasciare e ritirarsi a vivere con la sua compagna e i due figli nella sua residenza di Pisa. La morte lo ha raggiunto nell’estate del 2009 nell’ospedale di Nuoro, dove era stato ricoverato d’urgenza per un’emorragia cerebrale, che non gli ha lasciato scampo. In quei giorni dalla Toscana, sua seconda terra, Palmerio era venuto in Sardegna per una breve vacanza a Ghilarza e nella dimora estiva di Orosei. Ha lasciato un vuoto incolmabile nella mamma Daniela, nei fratelli e sorelle, nei suoi cari e nelle tantissime persone che lo hanno conosciuto e ammirato in tanti anni della sua grande carriera.
GIAFRANCO DETTORI: MI FA PAURA SOLO PALMERIO AGUS
Per comprendere il talento e lo spessore espresso in pista da Palmerio sono esemplari le parole pronunciate da un grande fantino di fama mondiale, il mitico Gianfranco Dettori che di “Pagnottella” disse: “C’è un solo collega che mi fa paura e si chiama Palmerio Agus”.
UN FANTINO DEVE MERITARE DI MONTARE GRANDI CAVALLI
Il grande cavallo fa grande un fantino, ma un fantino deve meritare di montare i grandi cavalli. Questa era la filosofia di Palmerio Agus, uno fra i più grandi talenti che il mondo del galoppo abbia avuto. Quello che chiamavano il “Re” di San Siro. Egli ha sempre onorato il suo paese e la sua terra. E’ stato un grande con le sue eccezionali doti e con le sue debolezze. Ma chi non ne ha? Nei momenti più bui ha saputo e voluto risollevarsi. Come? Alla sua maniera. Andando a cavallo e riprendendo a vincere come ai vecchi tempi. Un periodo che Palmerio non ha mai rinnegato ma che gli è servito per ritornare a essere un fantino e un uomo più forte di prima. Nell’agosto del 1994 avevo ricordato quel particolare momento di Palmerio attraverso un articolo che scrissi per il quotidiano l’Unione Sarda.
DAL PODIO ALLA DROGA. POI IL RITORNO A CAVALLO PIU’ FORTE DI PRIMA
Era considerato uno dei più bravi fantini d’Italia e del mondo, ma poi la droga entrò nella sua vita. Furono anni bui, il campione degli ippodromi né diventò suo malgrado schiavo. Tre anni fa la svolta. Entrò in comunità a San Patrignano. Vincenzo Muccioli lo guardò in faccia e gli disse: «Tu sarai il nostro primo fantino». Palmerio Agus, 37 anni, “Pagnottella”‘, ghilarzese purosangue, non lo ha tradito. Domenica scorsa è salito nuovamente a cavallo nella sua prima uscita ufficiale a Livorno. In sella a Corsair ha vinto la gara più bella, alla sua maniera, come ai vecchi tempi. Il pubblico lo ha applaudito a lungo tanto è stata emozionante la sua vittoria. Lanciato all’inseguimento del battistrada Los Trail che pareva avere la vittoria in pugno, Palmerio Agus senza mai toccare la frusta supera con il suo cavallo il leader della corsa e conclude la gara vittorioso. Ettore Pistoletti, allenatore di puro sangue a San Patrignano è commosso: «Sono ritornato appositamente dalle vacanze per rivedere Palmerio. Vederlo correre e arrivare per primo al traguardo è stata una delle più grandi emozioni della mia vita. Abbiamo riconquistato un campione e sono certo che non sarà la sua ultima vittoria». A San Patrignano è stata festa grande, ma esultano anche a Ghilarza dove Palmerio ha ancora amici ed estimatori. La sorella Amelia a nome di tutta la famiglia non nasconde la sua gioia. «Siamo rinati anche noi per quello che ha saputo fare Palmerio: sapere che è uscito dal tunnel della droga è motivo di grande soddisfazione». Amelia non dimentica però i momenti difficili. «Eravamo esasperati, Palmerio faceva di tutto pur di procurarsi la droga. Il primo gennaio del 1991 lo mandammo via di casa. Ma poi capimmo che dovevamo aiutarlo. Ci venne in aiuto Massimo Coghe di Norbello, campione del Palio di Siena e Gabriella Masuli di Nuoro. Si aprirono le porte di San Patrignano. Fu la salvezza di Palmerio. Ogni volta che andavamo a fargli visita con i miei fratelli era un’emozione nuova. Giuro che se non avessi avuto la mia famiglia sarei rimasta là, c’era tanto da fare… In quei momenti – dice ancora Amelia – mi sono resa conto di quanto sia importante la comunità. Parlare dei problemi, affrontarli, combatterli. Anche noi ci siamo liberati della droga insieme a Palmerio quando non ci siamo più vergognati di parlarne». Ma ora si guarda al futuro. Alla prossima gara, alla prossima vittoria. In bocca al lupo Palmerio.”
IL RICORDO DELLA SORELLA AMELIA
Non voglio parlare di mio fratello come sportivo. Un grande ricordo che ho di Palmerio sono i suoi consigli e la gioia che vedevo nei suoi occhi. Quando tornava a Ghilarza in famiglia mi ricordava il bambino “dispettoso” di una volta. Per mamma nutriva un grande rispetto e per lei aveva una grande ammirazione. Palmerio nella sua vita ha sofferto, è caduto e si è sempre rialzato. E’ stato questo un grande e prezioso insegnamento. Aveva tanta determinazione che voleva trasmettere ai giovani formando una scuola di equitazione per bambini e per ragazzi, in modo pulito. Il sogno era quello di rientrare a Ghilarza e formare qui la scuola, perché diceva che lo sport è fondamentale per i giovani e può rappresentare un’opportunità di riscatto. Aveva già in mente come intitolare la sua scuola, ma era un segreto e non posso svelarlo”.
Serafino Corrias
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